Il processo di erogazione e di monitoraggio del credito
I crediti deteriorati sono in parte da ricondurre a inadeguate decisioni di erogazione.
In alcuni casi sono stati osservati meccanismi incentivanti distorti, che agganciavano la parte variabile della remunerazione al raggiungimento di obiettivi di mera crescita degli impieghi. In altri casi la fase di erogazione ha risentito di un sistema inadeguato di deleghe, nel quale i poteri di concessione di nuovi finanziamenti, anche di importo significativo, erano attribuiti in modo diffuso presso la rete commerciale; ciò è andato a discapito della qualità delle analisi istruttorie e ha reso molto complessa l’attività di controllo. È stato infine osservato come, in assenza di una attenta valutazione dell’affidamento a imprese edili sottocapitalizzate, il rimborso sia stato di fatto condizionato all’aumento di valore del patrimonio immobiliare.
Gli intermediari devono prestare la massima attenzione nel definire correttamente i meccanismi di distribuzione dei poteri decisionali, trovando il giusto equilibrio tra le esigenze di controllo e la rapidità nella risposta al cliente. Al contempo, i sistemi di incentivo del personale devono essere legati a indicatori dei risultati di medio periodo e corretti per il rischio, che orientino la rete commerciale a perseguire un corretto bilanciamento tra la ricerca del rendimento e la mitigazione dei rischi assunti.
5. L’utilizzo delle nuove norme
Le banche devono migliorare anche le modalità di monitoraggio delle posizioni, in quanto la tempestiva individuazione dei primi segnali di anomalia aumenta notevolmente le possibilità di rientro in bonis del debitore. È necessario rafforzare, soprattutto sul piano delle competenze, le strutture interne incaricate dell’analisi dei piani industriali e finanziari delle aziende. Accertamenti ispettivi di vigilanza hanno evidenziato come non pochi intermediari siano privi delle professionalità necessarie per esaminare e “sfidare” la validità dei piani industriali delle imprese. Si tratta di un aspetto cruciale per svolgere al meglio la funzione allocativa del credito e per evitare di supportare piani di ristrutturazione destinati a fallire, determinando solo un prolungamento delle scadenze e talvolta un aumento dell’esposizione debitoria.
Tra gli ostacoli che gli intermediari incontrano per gestire i crediti deteriorati il problema della lentezza delle procedure di recupero, come ho già rilevato, ha un peso rilevante. Le autorità italiane, consapevoli dell’esistenza di questa criticità del nostro ordinamento, nell’ultimo biennio hanno approvato delle modifiche legislative in grado di accelerare i tempi di recupero dei crediti. È importante che a queste misure sia dato il tempo di dispiegare i propri effetti.
In sintesi, esse ricomprendono:
i) misure di natura procedurale finalizzate a ridurre la durata delle procedure esecutive e dei fallimenti e a facilitare le ristrutturazioni dei debiti aziendali;
ii) misure di natura sostanziale volte a favorire il recupero dei crediti per via stragiudiziale (patto marciano per imprese e consumatori);
iii) interventi di natura strumentale per accrescere l’efficacia dei recuperi e lo sviluppo del mercato degli NPL (Portale delle vendite pubbliche, Registro delle procedure volte a migliorare il funzionamento dei tribunali. Esistono infatti chiari segnali che parte dei problemi di lentezza delle procedure non dipendono dal quadro legislativo: tra i tribunali italiani si rileva una notevole eterogeneità nei tempi delle procedure fallimentari e concorsuali. L’evidenza aneddotica suggerisce che il prezzo di un immobile posto a garanzia di un credito deteriorato può variare in misura significativa a seconda del tribunale che gestisce la procedura, anche all’interno della stessa regione. Questo problema andrebbe risolto con interventi mirati a ridurre e a omogeneizzare i tempi di gestione delle procedure tra i vari tribunali. Misure organizzative volte a favorire la specializzazione dei giudici (specie per ciò che attiene la materia concorsuale) sarebbero di particolare rilievo. Tali interventi andrebbero inseriti nell’ambito di una riforma che istituisca sezioni specializzate su tutto il territorio nazionale, ricorrendo altresì a forme di accentramento per i procedimenti più complessi.
In attesa di interventi di natura organica occorre riconoscere che l’efficacia di alcune delle misure già introdotte dipende anche dal grado di utilizzo che ne fanno le banche. Le nuove norme hanno in effetti messo a disposizione degli intermediari strumenti importanti per la gestione dei crediti deteriorati. Accordi stragiudiziali sono adesso più agevoli che in passato; il meccanismo delle aste giudiziarie è stato significativamente snellito. Il cosiddetto patto marciano per le imprese può essere adoperato anche con riferimento ai contratti in corso e può pertanto incidere sullo stock di delle finanze si sta adoperando per chiarire le questioni interpretative sollevate dal settore bancario e industriale. È importante che questi sforzi proseguano.
È necessario che gli intermediari intensifichino gli sforzi per sfruttare il potenziale dei nuovi strumenti. In alcuni casi, si tratta di rivedere le tradizionali modalità operative e acquisire nuove professionalità in grado di decidere se acquisire la proprietà dell’immobile piuttosto che attendere il normale decorso delle procedure di recupero. È anche importante avere un ruolo proattivo nelle aste degli immobili ricevuti in garanzia, in modo da favorire la trasparenza dei prezzi di vendita e una partecipazione più estesa possibile di potenziali compratori.
Vanno superati le resistenze e i timori che stanno ostacolando l’impiego dei nuovi strumenti. L’acquisizione del bene a garanzia non va vista come una forma di penalizzazione delle imprese affidate, ma come un modo per massimizzare il valore dell’immobile nell’interesse di entrambe le parti in causa.
6. Gli adattamenti necessari del sistema bancario
Il mutato contesto competitivo richiede azioni miranti a mantenere adeguate condizioni di redditività, a contenere i costi e, in alcuni casi, un ripensamento del modello di business. La situazione degli intermediari italiani è eterogenea. La maggioranza sta continuando a sostenere l’economia e a fare utili; una parte ha avviato misure di ridimensionamento e rilancio che consentono ora di guardare con un certo ottimismo al futuro.
Ci sono poi casi più complessi, dove alle conseguenze negative della congiuntura si sono aggiunte quelle legate a scelte manageriali errate, a ritardi nell’adozione degli interventi correttivi, a comportamenti fraudolenti. Questi intermediari devono attivarsi con misure straordinarie. Il recupero di adeguate condizioni di redditività deve essere perseguito con tutte le leve a disposizione, da integrare nell’ambito di idonei piani di ristrutturazione. Una precondizione per il successo di qualsiasi piano è il coinvolgimento e l’attiva compartecipazione dell’intera compagine aziendale.
Le associazioni dei lavoratori possono svolgere in queste situazioni un ruolo decisivo. Quando un’impresa si trova in difficoltà può essere infatti necessario compiere scelte difficili sul fronte delle retribuzioni e dei livelli occupazionali. Le associazioni dei lavoratori possono contribuire alla definizione del piano di rilancio, nella consapevolezza che solo un’impresa in condizioni di equilibrio economico e patrimoniale può supportare l’economia del territorio e garantire il mantenimento dei livelli occupazionali. Possono soprattutto contribuire a rendere i lavoratori parte attiva del rilancio. Non basta infatti una delibera del consiglio di amministrazione a garantire il successo di un piano. Come molti esempi anche al di fuori del comparto bancario dimostrano, le possibilità di successo di tali piani sono elevate solo se i lavoratori percepiscono l’oggettività delle difficoltà, condividono le strategie scelte e le applicano con il massimo impegno.
8. Conclusioni
Il sistema bancario italiano, come quello europeo, sta attraversando una fase di profondi cambiamenti innestati dallo sviluppo dei canali digitali e dalla concorrenza di nuovi operatori, che richiedono in molti casi un ripensamento del modello di business.
Per l’Italia, il superamento di questa fase è reso più complesso dall’elevata consistenza dei crediti deteriorati, in larga parte dipendente da fattori strutturali tipici del nostro Paese. La risoluzione di tale problematica richiede tempo, ma va affrontata con decisione e mettendo in campo tutti gli strumenti disponibili.
Sul fronte normativo e del funzionamento dei tribunali, è opportuno completare gli importanti interventi già adottati negli ultimi anni per accorciare in maniera consistente la durata delle procedure, la cui lentezza continua a costituire un rilevante svantaggio competitivo per i nostri intermediari.
Allo stesso tempo, le banche devono elevare la qualità dei propri assetti organizzativi relativamente sia ai processi di recupero che a tutte le altre fasi dell’attività creditizia, rivedendo le modalità operative, acquisendo nuove professionalità e sfruttando il potenziale dei nuovi strumenti introdotti nell’ordinamento. Si tratta di risultati che sono alla portata del sistema bancario, ma che vanno perseguiti con decisione e tempestività. Le situazioni di maggiore criticità degli intermediari sono anche una conseguenza di scelte manageriali sbagliate e di carenze nei processi creditizi, che hanno accentuato gli effetti negativi della recessione economica. In tali situazioni sono necessari interventi radicali, piani di rilancio appoggiati con convinzione da tutta la struttura aziendale.
Le associazioni dei lavoratori possono fornire un contributo determinante al successo dei piani di rilancio e, più in generale, al superamento di questa fase difficile del sistema bancario italiano ed europeo.
Fonte:
http://www.dirittobancario.it/sites/default/files/allegati/intervento_barbagallo_6_giugno_2017.pdf
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